È dalla faccia corrucciata e tesa della ginecologa che mi disse “tesoro, qui ci sono due bambini” in poi che ho capito che sarebbero stati cazzi amari.
Che non è come quelle fantasie, quei film di testa che sfociano nelle frasi che mi sento dire spesso da altre madri tipo “deve essere dura con due”, “io non ce la faccio con uno figurati con due!”, “eeeeehhhh ma che beeeeeelli anche io li volevo due gemelli!” (Se, vabbè)
No, signore. Dimenticatevi quello che immaginate, ché la realtà supera di gran lunga la fantasia.
Come si allattano due gemelli? Come fai a tenerli in braccio se piangono tutte e due? E se vogliono la mamma e ti chiamano, invocano, pregano tutti e due? Ma dormono nello stesso momento? Se uno piange, piange pure l’altro? Ma giocano insieme? Vanno d’accordo? Ma come fai a fare la spesa con loro? Ti lavi? Come prepari da mangiare con loro due? Ma mangi? Ma come fai ad andare al mare? Ma come fai a distinguerli? (Sì, vi giuro, mi hanno chiesto anche questo e la tentazione di rispondere con “niente, signora mia, li annuso e poi li lecco, come i cani” è stata forte).
Non ce l’ho il manuale di istruzione, davvero.
Non lo so come ho fatto, faccio, farò.
È la cosa più difficile del mondo, fare il genitore, che prima mi sembrava una banalissima frase fatta e invece adesso l’ho capita tutta.
Una regola di base finora l’ho capita e ne ho fatto il mio mantra: sono due bambini diversi, piccoli nello stesso momento, due piccole persone con un piccolo mondo interiore ciascuno, una piccola dipendenza da te ciascuno.
Un casino totale, sì. Come quando hai un figlio.
Cambia tutto, sì. Come quando hai un figlio.
È difficile, sì. Come quando hai un figlio.
Perché quando ci sei dentro, balli.
Avrai quasi sempre un pannolino da cambiare, un biberon da preparare, una coccolare per calmare, un bavaglino brulicante vomito e saliva da sostituire.
Avrai attenzioni da dare, ciucci da cercare, disegni da fare, trenini da montare, macchinine da recuperare dietro al divano e il tutto possibilmente in contemporanea e, come sottofondo musicale, stereofonia di grida tutte intorno a te.
Avrai sempre due seggioloni per la pappa, due seggiolini in auto, un bambino dentro il carrello letteralmente e uno dove dovrebbe stare.
Avrai due palloni al parco, un passeggino doppio, due biberon in borsa, due fette di torta nel porta merenda.
Due lettini, due pigiamini, 20 magliette ché non puoi fare la lavatrice tutti i giorni.
Due giochi identici, due bocche che ti baciano, due occhi che ti scrutano e ti sfidano e ti spogliano di quello che pensavi di sapere.
Avrai tanto di quell’amore per tutti e due che non lo sapevi nemmeno di averne un barile così fondo, dentro.
Avrai tante di quelle bestemmie a fior di labbra che come si dice a Bologna “non vien giù l’ultima”.
Avrai tante di quelle paure, di quelle lacrime, di quelle insicurezze, di quei sensi di colpa, di quelle risate grasse, di quelle briciole in giro per casa, di quella felicità, di quella routine, di quella pace, di quel casino, di quel tutto che sembri scoppiare.
Esattamente come quando hai un figlio.
Esattamente come quando diventi mamma.
Tutto il resto è sapersi organizzare, è pianificare, è chiedere aiuto, è impegnarsi, è ingegnarsi, è non arrendersi al pianto in stereofonia, è informarsi, è tenere insieme tutti i pezzi, come si può, come lo sai fare, come l’istinto ti suggerisce.
Che se poi ci penso bene, anche tutto questo è esattamente diventare mamma.

Ti piace il post? Condividilo!
Mi piace:
Mi piace Caricamento...